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La problematica che solleva il film, con una sceneggiatura da Oscar, ritengo sia piuttosto quella del reinserimento di chi ha combattuto la guerra dura, quella di trincea, casa per casa e che ha visto amici cadere o con gravi menomazioni, Il reinserimento in un ambiente normale e lo dimostra la vita reale del protagonista, è difficile, non solo per i ricordi terribili, ma per la contrapposizione così assoluta tra i due modi di vivere. La sceneggiatura ha voluto essere puntuale nel ricordare che a Chris Kyle qualsiasi pur minima ingiustizia o sopruso facevano scattare il meccanismo della difesa del più debole.

Ritornato a casa, nella vita reale, il vero Chris Kyle uccise con la pistola due malfattori che volevano rapinarlo ad un distributore di benzina. Sulla sua fine si sa che il suo assassino era un commilitone con disturbi psichici, uno di quelli che lui si era imposto di aiutare.

Lungo finale del film con l'arrangiamento di Ennio Morricone de "Il silenzio" che chiude la storia del miglior tiratore degli USA.

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